Galleria dell'Accademia: opere da non perdere
La Galleria dell'Accademia di Firenze è davvero ricca di opere d'arte da vedere e ammirare. Ma qui citiamo le più importanti, le opere che devi assolutamente vedere alla tua prima visita.
Il David di Michelangelo
Era il 1501 quando Michelangelo fu richiamato a Firenze per una commissione dell'Opera del Duomo. Gli fu chiesto di lavorare a una statua di proporzioni immense per realizzare un David, con il vincolo di scolpirlo da un grande blocco di marmo che giaceva abbandonato nel cortile dell'Opera del Duomo. Il blocco di marmo era già stato affidato a due scultori, Agostino di Duccio e Antonio Rossellino, ma entrambi avevano abbandonato il progetto a causa delle numerose imperfezioni del materiale. Michelangelo accettò la sfida e fino al 1504 lavorò incessantemente alla realizzazione del David. Nella sua opera rappresentò Davide, l'eroe biblico, un attimo prima di affrontare il gigante Golia, senza spada ma con la sola fionda, completamente nudo, armato di forte fede in Dio, razionalità e intelletto. La statua si ispira certamente all'estetica della cultura classica, ma incarna l'uomo-eroe del Rinascimento, il protagonista della storia consapevole delle proprie capacità. La statua, alta 4,10 metri e pesante cinque tonnellate, fu collocata di fronte al Palazzo della Signoria, dove oggi è possibile trovarne una copia.
I prigionieri di Michelangelo
Un'altra importante opera di Michelangelo, i Prigioni, sono quattro imponenti statue la cui fama è dovuta principalmente alla loro suggestiva e potente condizione di incompiutezza. Si possono ammirare lungo il corridoio del museo e sono databili a un periodo compreso tra il 1519 e il 1534. I Prigioni sono un esempio della pratica utilizzata da Michelangelo chiamata "non finito": le quattro sculture non sono infatti perfettamente lisce, ma sono state deliberatamente lasciate in uno stadio incompleto per comunicare uno dei temi più profondi dell'imperfezione umana. Esse emanano un senso di tensione, di movimento, di lotta della figura che sembra cercare di fuggire dal marmo e dello spirito umano che cerca di liberarsi dalla carne per anelare a Dio.
Modello per il Ratto delle Sabine
La Galleria dell'Accademia ospita il modello preparatorio in gesso del Ratto delle Sabine del Giambologna. L'opera, di notevoli dimensioni, colpisce per le sue grandi dimensioni e per la raffinata posa dei corpi nudi che formano un movimento a spirale. Con questo modello preparatorio Giambologna studiò nei minimi dettagli il gruppo da scolpire in un marmo alto 10,4 metri.
Cassone nuziale Adimari
Si tratta della parte anteriore di una cassa nuziale del XV secolo o, secondo studi recenti, del pannello di una testata di presepe. In ogni caso il collegamento con la famiglia Adimari è dato dall'ambientazione della scena nuziale rappresentata, ovvero la parte iniziale di Via de' Calzaiuoli che un tempo si chiamava Corso Adimari, dove si trovavano numerosi possedimenti della famiglia. Il matrimonio raffigurato vicino al Battistero di San Giovanni sarebbe presumibilmente quello di Adimari-Ricasoli del 1420 o Adimari-Martelli avvenuto entro il 1450. Il tegame è attribuito allo Scheggia, fratello minore di Tommaso de' Cassai, meglio conosciuto a Firenze come Masaccio.
Incoronazione della Vergine di Jacopo di Cione
L'opera principale esposta nella sala dell' Orcagna da febbraio 2014 è la maestosa "Incoronazione della Vergine" di Jacopo di Cione, completamente restaurata nel 2011. Il dipinto è noto anche come "Incoronazione della Zecca" in quanto commissionato dagli ufficiali delle magistrature fiorentine che sovrintendevano alla coniazione del Fiorino. La tavola fu collocata nell'antica sede della Zecca, poi trasferita agli Uffizi e infine alla Galleria dell'Accademia. Nella splendida Pala è raffigurata l'Incoronazione della Vergine, su un elegante piano superiore rispetto ai santi protettori della città di Firenze. In questo contesto il soggetto religioso si fonde con il senso civico e politico rappresentato dai simboli della cornice intagliata, dorata e dipinta.